Non cascateci un’altra volta. Salvini è uno stronzo ma dietro non ha Marchionne né la finanza internazionale né i rampanti della Leopolda. Andrà al 10%, come la Lega nel 1996, quando fece perdere Berlusconi e poi tornò con la coda fra le gambe a prendere ordini da lui; e se pure andasse al 17% come il Front National di Marine Le Pen, non avrà alcun peso politico. Sono bolle che vengono gonfiate o sgonfiate a seconda delle esigenze del momento. Non avete notato la facilità con cui è stato marginalizzato, se non criminalizzato, il Movimento 5 Stelle (che pure era arrivato al 25%) non appena esaurito il compito per il quale i media lo avevano adottato, e cioè quello di impedire la vittoria del Pd di Bersani e aprire la strada a Renzi? Nelle scorse settimane Renzi si è accorto che stava nascendo un altro movimento ostile ai suoi piani di americanizzazione selvaggia del paese, ma più pericoloso perché sindacale e di sinistra. Un movimento che avrebbe potuto (ancora potrebbe) non solo resistere alle sue “riforme” liberiste ma addirittura cominciare a metterne in discussione le premesse ideologiche, ossia la dittatura del libero mercato e il culto del successo e del denaro. È da questa preoccupazione che nasce Salvini.
Salvini serve a Renzi per distogliere l’attenzione della gente dal TTIP, dal patto del Nazareno, dalla prossima elezione del capo dello stato, dai voti di fiducia che stanno smantellando la democrazia. Salvini gli serve per impedirci di parlare, da sinistra, di solidarietà, identità, nazione, popolo, ossia dei concetti necessari per contrastare efficacemente il globalismo. Salvini gli serve per prevenire la formazione, che per Renzi potrebbe essere fatale, di una nuova sinistra che ponesse al primo posto del proprio programma l’eguaglianza e la difesa delle comunità e che su quella base creasse un’alleanza strategica con il M5S. Salvini gli serve per consentire ai buonisti di cui sopra di sentirsi virtuosi in una lotta immaginaria contro una destra estrema ma priva di potere mentre tutto il potere viene acquisito da una destra ben più spietata e immensamente ricca, quella del neocapitalismo.
Alessandro Spicuglia